Francesco Mati: «Educhiamo i giovani a essere parte della natura»

Chi meglio di Francesco Mati, imprenditore con esperienza trentennale nel settore piante e giardini, può rispondere ai moderni interrogativi sui benefici offerti dalla cura del verde?

Oggi più che mai, dopo la terribile pandemia che ci ha così vividamente fatto sentire la mancanza degli spazi naturali, assistiamo a un’inversione di tendenza: se prima il contatto con l’ambiente naturale si stava abbandonando o era considerata un’attività di nicchia – e addirittura l’80% delle persone si sarebbe ritirato a vivere in città in un vero e proprio scenario da incubo – con il Covid-19 se ne sono riscoperti i benefici, persino quelli di coltivare il basilico in vaso, e si sono prese le distanze da città prive di verde.

Ma come si è arrivati a tale dicotomia? Francesco Mati afferma che, sebbene si possa individuare un prima e un dopo nel rapporto dell’uomo con la natura, non è corretto dire che eravamo in simbiosi: noi eravamo la natura. Poi, 50.000 anni fa, siamo diventati l’unica forma di vita aliena: abbiamo infatti acquisito coscienza e questo trauma – traslato anche nel racconto biblico di Adamo ed Eva che colgono il frutto della conoscenza – ci ha isolati, facendoci diventare dei semplici spettatori.

«Abbiamo sbagliato a diventare agricoltori e allevatori: i cacciatori e i raccoglitori erano più sostenibili. E poi più si diventa stanziali, più si tende a fare figli, e serve sempre più cibo. E, ancora, scoppiano guerre e carestie.» afferma Mati. «Siamo riusciti a mandare in rovina un sistema perfetto: milioni di anni fa c’erano forme di vita che facevano a meno dell’ossigeno eppure, con la sua formazione e in un certo senso con la sua azione inquinante, la natura si è ricreata. Noi, con la Rivoluzione Industriale, siamo riusciti a mettere in crisi un sistema che, fino a quel momento, aveva retto egregiamente di fronte ai cambiamenti. Se continuiamo a vivere in questo modo e a inquinare in questo modo, non saremo altro che un misero episodio in tutta la storia del Terra».

L’appello dell’autore de Il Giardinista (MdS Editore, 2017) è semplice: dobbiamo comprendere che, se non cambiamo stile di vita, siamo destinati a un futuro i cui tratti sono già certi: una temperatura aumentata di ben 8 gradi, terre che diventeranno inospitali e invivibili, guerre e carestie. «Il problema non sono tanto le api o i pesticidi, sono 8 miliardi di persone che mangiano, che fanno ragionamenti di massa e che spesso seguono la moda, invece di acquisire una conoscenza reale ed evitare di creare il problema».

Ma c’è una speranza o siamo destinati alla rovina? La risposta sta nell’educazione delle nuove generazioni: «I bambini non devono più vivere in ambienti protetti, bisogna insegnare loro a essere parte della natura: stare immersi nel verde ci fa stare bene perché entriamo in qualcosa che per i nostri antenati era l’universo. Si abbassano le barriere inibitorie e diventiamo più sociali. Per estensione anche i giardini, se ben progettati, possono diventare un veicolo di inclusione e un serbatoio di esperienze e di storie da cui attingere e imparare».

 


PADRONI PER POCO

Una produzione Philms

Co-produzione: VisualCam e Novifilm
Distribuzione: Premiere Film
Interpreti:
Claudia Vuotto
Francesco Ferrini
Francesco Mati
Andrea Mati
Antonio Brunori
Anna Laura
Marco Mencagli
e altri in via di definizione
Il progetto è sostenuto da:
Si ringrazia: